Ruolo pubblico e significato sociale e civile della scuola cattolica

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  • La scuola cattolica risorsa educativa della chiesa locale per la società. Nota pastorale. Conferenza Episcopale Italiana 2014.
  1. Con la sua presenza, la scuola cattolica è espressione di un diritto della persona e offre un contributo prezioso alla realizzazione di un vero pluralismo. Non si educa se non nella libertà e solo la presenza di più modelli scolastici consente di realizzare questo diritto fondamentale. L’esistenza della scuola cattolica perciò, in quanto «espressione del diritto di tutti i cittadini alla libertà di educazione, e del corrispondente dovere di solidarietà nella costruzione della convivenza civile» (COMMISSIONE EPISCOPALE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA, La scuola cattolica, oggi, in Italia, n. 12), non è interesse della sola comunità ecclesiale ma di tutta la società civile.

 

  • La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, Congregazione per l’educazione cattolica, Roma, 28 dicembre 1997La scuola cattolica al servizio della società

16. La scuola non può essere pensata separatamente dalle altre istituzioni educative e gestita come corpo a parte, ma deve rapportarsi con il mondo della politica, dell’economia, della cultura e con la società nel suo complesso. Tocca così alla scuola cattolica affrontare con determinazione la nuova situazione culturale, porsi come istanza critica di progetti educativi parziali, esempio e stimolo per le altre istituzioni educative, farsi frontiera avanzata della preoccupazione educativa della comunità ecclesiale. Si fa in tal modo chiaro il ruolo pubblico della scuola cattolica, che non sorge come iniziativa privata, ma come espressione della realtà ecclesiale, per sua natura rivestita di carattere pubblico. Essa svolge un servizio di pubblica utilità e, pur essendo chiaramente e dichiaratamente configurata secondo la prospettiva della fede cattolica, non è riservata ai soli cattolici, ma si apre a tutti coloro i quali mostrino di apprezzare e condividere una proposta educativa qualificata. Questa dimensione di apertura, risulta particolarmente evidente nei paesi a maggioranza non cristiana ed in via di sviluppo , dove da sempre le scuole cattoliche sono, senza discriminazione alcuna, fautrici di progresso civile e di promozione della persona. Le istituzioni scolastiche cattoliche, inoltre, al pari delle scuole statali, svolgono una funzione pubblica, garantendo con la loro presenza il pluralismo culturale ed educativo e soprattutto la libertà ed il diritto della famiglia di vedere attuato l’indirizzo educativo che intende dare alla formazione dei propri figli.

17. In questa prospettiva la scuola cattolica intesse un dialogo sereno e costruttivo con gli stati e la comunità civile. Il dialogo e la collaborazione devono basarsi sul mutuo rispetto, sul riconoscimento reciproco del proprio ruolo e sul servizio comune all’uomo. Per attuare ciò la scuola cattolica si inserisce di buon grado negli ordinamenti scolastici delle diverse nazioni e nella legislazione dei singoli stati, quando questi siano rispettosi dei diritti fondamentali della persona, a cominciare dal rispetto per la vita e per la libertà religiosa. Il rapporto corretto tra stato e scuola, non solo cattolica, si pone a partire non tanto dalle relazioni istituzionali, quanto dal diritto della persona a ricevere una educazione adeguata, secondo libera scelta. Diritto cui si risponde secondo il principio della sussidiarietà. Infatti, « i pubblici poteri, a cui incombe la tutela e la difesa della libertà dei cittadini, nel rispetto della giustizia distributiva devono preoccuparsi che le sovvenzioni pubbliche siano erogate in maniera che i genitori possano scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà, secondo la loro coscienza ». Nel quadro non solo della proclamazione formale, ma dell’effettivo esercizio di questo diritto fondamentale dell’uomo si pone, in alcuni paesi, il cruciale problema del riconoscimento giuridico e finanziario della scuola non statale.

 

La scuola cattolica risorsa educativa della chiesa locale per la società. Nota pastorale. Conferenza Episcopale Italiana 2014.
  1. Come la cura pastorale della diocesi e della parrocchia non può limitare la propria attenzione alle scuole cattoliche e deve invece interessarsi di tutte le scuole presenti sul suo territorio, nella logica di una cooperazione e di una condivisione dei problemi propri alle medesime fasce di età, anche le scuole cattoliche sono invitate, a loro volta, a stabilire relazioni costruttive con le scuole statali dello stesso territorio, proseguendo nelle esperienze di reti già sperimentate in tanti casi. E sarà opportuno che iniziative in questo senso vedano sempre più spesso la partecipazione paritetica delle scuole cattoliche, che potranno così testimoniare e diffondere la propria proposta educativa. Senza dire che la compresenza di alunni di scuole statali e di scuole cattoliche nelle attività di una parrocchia non potrà che giovare alla crescita di una cultura della parità e della sussidiarietà libera da pregiudizi e incomprensioni.

 

  • Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore. Congregazione per l’educazione cattolica, 2013.

20. A sua volta il dialogo, frutto della conoscenza, deve essere coltivato per vivere insieme e costruire una civiltà dell’amore. Non si tratta in questo modo di fare riduzioni della verità, ma di realizzare lo scopo dell’educazione che «ha una particolare funzione nella costruzione di un mondo più solidale e pacifico. Essa può contribuire all’affermazione di quell’umanesimo integrale, aperto alla dimensione etica e religiosa, che sa attribuire la dovuta importanza alla conoscenza e alla stima delle culture e dei valori spirituali delle varie civiltà». Tale dialogo, nell’educazione interculturale, ha l’obbiettivo «di eliminare le tensioni e i conflitti, e anche gli eventuali confronti, per una migliore comprensione tra le varie culture religiose esistenti in una determinata regione. Potrà contribuire a purificare le culture da tutti gli elementi disumanizzanti e essere così un agente di trasformazione. Potrà anche aiutare a promuovere i valori culturali tradizionali minacciati dalla modernità e dal livellamento che un’internazionalizzazione indiscriminata può comportare».

 

  • Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 2010.
  1. La scuola si trova oggi ad affrontare una sfida molto complessa, che riguarda la sua stessa identità e i suoi obiettivi. Essa, infatti, ha il compito di trasmettere il patrimonio culturale elaborato nel passato, aiutare a leggere il presente, far acquisire le competenze per costruire il futuro, concorrere, mediante lo studio e la formazione di una coscienza critica, alla formazione del cittadino e alla crescita del senso del bene comune. La forte domanda di conoscenze e di capacità professionali e i rapidi cambiamenti economici e produttivi inducono spesso a promuovere un sistema efficiente più nel dare istruzioni sul “come fare” che sul senso delle scelte di vita e sul “chi essere”.

Consapevole di ciò, la comunità cristiana vuole intensificare la collaborazione permanente con le istituzioni scolastiche attraverso i cristiani che vi operano, le associazioni di genitori, studenti e docenti, i movimenti ecclesiali, i collegi e i convitti, mettendo in atto un’adeguata ed efficace pastorale della scuola e dell’educazione. Occorre investire, con l’apporto delle diverse componenti del mondo scolastico, ecclesiale e civile, in una scuola che promuova, anzitutto, una cultura umanistica e sapienziale, abilitando gli studenti ad affrontare le sfide del nostro tempo. In particolare, essa deve abilitare all’ingresso competente nel mondo del lavoro e delle professioni, all’uso sapiente dei nuovi linguaggi, alla cittadinanza e ai valori che la sorreggono: la solidarietà, la gratuità, la legalità e il rispetto delle diversità.