La proposta educativa della scuola cattolica: una vocazione interculturale

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  • Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore. Congregazione per l’educazione cattolica, 2013.

 

  1. Dalla testimonianza del Vangelo e dall’apertura gratuita all’amore per l’altro scaturisce la proposta educativa della scuola cattolica, che si preoccupa di sviluppare un approccio interculturale riguardante tutti gli ambiti dell’esperienza scolastica: le relazioni tra le persone, la prospettiva da cui guardare il sapere umano e le discipline, l’integrazione ed i diritti di tutti. L’apertura alla pluralità e alle differenze è condizione indispensabile per la collaborazione. L’esperienza dimostra che la religione cattolica sa incontrare, rispettare, valorizzare le diverse culture. L’amore per l’uomo e per la donna è, inevitabilmente, anche amore per la loro cultura. La scuola cattolica è per sua stessa vocazione interculturale.
  • Congregazione per l’educazione cattolica, Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova. Instrumentum Laboris, 2014

 1. La sfida del dialogo

Il mondo, nella sua pluralità, è in attesa più che mai di essere orientato verso i grandi valori dell’uomo, del vero, del bene e del bello. Questa è la prospettiva che la scuola cattolica deve assumere nei confronti dei giovani, attraverso la strada del dialogo, proponendo loro una visione dell’Altro e dell’altro, che sia aperta, pacifica, affascinante. Nel rapporto con i giovani, talvolta, l’asimmetria crea distanza tra educatore ed educando. Oggi si apprezza maggiormente la circolarità che si instaura nella comunicazione tra il docente e l’alunno, molto più aperta di un tempo, molto più favorevole all’ascolto reciproco. Questo non significa che gli adulti debbano rinunciare a rappresentare un riferimento autorevole, ma bisogna saper distinguere tra un’autorità esclusivamente legata ad un ruolo, ad una funzione istituzionale, e l’autorevolezza che deriva dalla credibilità di una testimonianza. La comunità scolastica è una comunità che apprende a migliorarsi, grazie al dialogo permanente che gli educatori hanno tra loro, che i docenti intessono con i loro alunni, e che gli stessi alunni sperimentano nei loro rapporti.

 

2) La sfida della formazione religiosa dei giovani

In alcuni paesi, i corsi di religione cattolica sono minacciati, rischiano di sparire dal corso di studi. Poiché tali corsi sono posti sotto la competenza dei Vescovi, c’è la grande urgenza di ricordare l’importanza di non trascurare tale insegnamento, che però va continuamente rinnovato. Il corso di religione presuppone una conoscenza approfondita delle reali esigenze dei giovani, perché sarà questa conoscenza a rappresentare la base sulla quale costruire l’annuncio, anche se va conosciuta e rispettata la differenza tra il “sapere” ed il “credere”.

Poiché in molti paesi la popolazione delle scuole cattoliche è caratterizzata dalla molteplicità delle culture e delle credenze, la formazione religiosa nelle scuole deve partire dalla consapevolezza del pluralismo esistente e saper costantemente rendersi attuale. Il panorama è molto diversificato, e le modalità di presenza non possono essere le stesse. In alcune realtà il corso di religione potrà costituire lo spazio del primo annuncio; in altre situazioni, gli educatori offriranno esperienze d’interiorità, di preghiera, di preparazione ai sacramenti per gli studenti, e li inviteranno ad impegnarsi nei movimenti giovanili o in un servizio sociale accompagnato.

Davanti alle istanze internazionali che si occupano sempre più di temi religiosi, sarà importante che le Conferenze Episcopali sappiano formulare esse stesse delle proposte di corsi capaci di fornire una conoscenza e un apprendimento critico di tutte le religioni presenti nella nostra società. E che esse sappiano distinguere con chiarezza la specificità dei corsi di religione e di quelli di educazione alla cittadinanza responsabile. Altrimenti saranno i governi a fare le loro proposte, senza che ci sia il contributo della visione cristiana e cattolica nei curricula scolastici, in vista della formazione del cittadino libero, capace di essere solidale, compassionevole, responsabile verso la comprensione e gli interrogativi umani?

 

3) Le sfide specifiche per una società multireligiosa e multiculturale

Il multiculturalismo e la multireligiosità degli studenti che frequentano le scuole cattoliche, interpellano tutti i responsabili del servizio educativo. Quando l’identità delle scuole si indebolisce, emergono numerosi problemi, legati all’incapacità di interagire con questi nuovi fenomeni. La risposta non può essere quella di rifugiarsi nell’indifferenza, né di adottare una sorta di fondamentalismo cristiano, né, infine, quella di dichiarare la scuola cattolica come una scuola di valori ‘generici’.

Una delle sfide più importanti, dunque, sarà di favorire negli insegnanti una grande apertura culturale e, al tempo stesso, una altrettanto grande disponibilità alla testimonianza, così che sappiano lavorare consapevoli e attenti al contesto che caratterizza la scuola e, senza tiepidezze né integralismo, insegnare ciò che sanno e testimoniare ciò in cui credono. Affinché sappiano interpretare così la loro professione, è importante che vengano formati al dialogo tra la fede e cultura e al dialogo interreligioso. Non ci potrebbe essere vero dialogo se i professori stessi non fossero formati ed accompagnati nell’approfondimento della loro fede, delle loro convinzioni personali.

Una opportunità da non sottovalutare, per gli alunni che apprendono in contesti così pluralistici, è quella di promuovere la collaborazione degli studenti di diverse convinzioni religiose, in iniziative di servizio sociale. Non sarebbe desiderabile, almeno come condizione minima, che tutte le scuole cattoliche proponessero ai loro giovani studenti, l’esperienza di un servizio sociale, accompagnato dai loro professori o eventualmente dai loro genitori?

 

4) La sfida della formazione permanente degli insegnanti

In un contesto culturale di questo tipo, la formazione degli insegnanti è determinante e richiede un rigore e un approfondimento, senza i quali il loro insegnamento sarebbe considerato poco credibile, poco affidabile e pertanto non necessario. Tale formazione è urgente, se vogliamo poter contare, in avvenire, su insegnanti coinvolti e preoccupati dell’identità evangelica del Progetto Educativo e della sua attuazione. Non è, infatti, desiderabile che nelle scuole cattoliche vi sia “una doppia popolazione” di insegnanti; c’è, invece, bisogno che vi operi un corpo docente omogeneo, disponibile ad accettare e a condividere una definita identità evangelica, e un coerente stile di vita.